sabato, febbraio 06, 2016

Atene rifiuta l'esecuzione di un MAE emesso dal Tribunale di Milano

La Giustizia italiana non pare godere di un buon nome in Europa.
Dopo la clamorosa decisione di qualche giorno fa del Tribunale costituzionale di Karlsuhe che negava l'estradizione di un cittadino americano condannato in Italia è il turno del Tribunale penale di Atene che nega la consegna di alcuni ricercati greci. La vicenda è quella delle devastazioni legate alle manifstazioni "no Expo" di Milano.
 
Eseguendo il mandato sarebbero violati - secondo quello che trapela del contenuto del provvedimento giudiziario ellenico - i principi della proporzionalità della pena e dell’equo processo.
 
Sia il reato di devastazione e saccheggio sia quello di resistenza secondo i giudici greci vengono contestati descrivendo gli stessi fatti e non emerge che cosa avrebbero fatto con precisione i singoli manifestanti.
La corte di Atene scrive di vaghezza dell’imputazione oltre a ricordare che per manifestazioni violente in Grecia la pena massima arriva a 5 anni. In Italia il reato di devastazione e saccheggio è punito con condanne comprese tra gli 8 e i 15 anni di reclusione.
 
La consegna è stata negata ma potrebbe essere avviata un’indagine penale in Grecia a carico dei cinque antagonisti.

venerdì, febbraio 05, 2016

Mutamenti di giurisprudenza e art. 6 CEDU: nessuna violazione

Interpretazioni divergenti delle norme e mutamenti di giurisprudenza non costituiscono di per sé violazioni dell'art. 6 della CEDU, lo ha stabilito la Corte di Strasburgo.
 
Un cambiamento di orientamento da parte dei giudici nazionali è inerente a ogni sistema giudiziario. Nessuna violazione dell’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che assicura l’equo processo, nel caso in cui, sul piano nazionale, vi siano divergenze e soluzioni differenti in relazione a casi simili. E’ quanto ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo nella sentenza del 22 dicembre nel caso Stanković e Trajković contro Serbia
(CASE OF STANKOVIC AND TRAJKOVIC v. SERBIA).

lunedì, febbraio 01, 2016

ripartire da dove eravamo rimasti

Per lungo tempo questo blog è stato un punto di riferimento della riflessione e del confronto in tema di giustizia penale ed integrazione europea.
Oggi i luoghi dell'informazione e del confronto si sono moltiplicati e spesso con prodotti di grande qualità e vario contenuto.
Per ragione di vita e di professione questo spazio è rimasto fermo ancorché aperto per un ampio arco temporale, eppure in questo arco temporale alcune battaglie che molto debbono a questo blog sono arrivate in porto: è il caso della riforma della Legge Vassalli che proprio da questo spazio si è richiesti per primi di riformare in ossequi agli obblighi comunitari come interpretati dalla Corte di Lussemburgo.
Ora è giunto il tempo di riprendere il percorso pur con delle innovazioni e soprattutto rafforzando e sottolineando il peculiare punto di vista di chi se ne occupa, quello delle garanzie e dell'attenzione all'equilibrio dei poteri, quello di un europeista che crede nel futuro e nelle ragioni dell'integrazione ma senza che l'apertura e l'entusiasmo per il nuovo si trasformino in salti nel buio o nel trionfo dei peggiori incubi burocratico giudiziari.