Quando la Corte costituzionale fa la Corte costituzionale: la sentenza 265 del 2010
Importante decisione della Corte costituzionale (265/2010) in materia di diritti fondamentali e libertà personale.
I giudici della Corte, relatore il prof. Frigo, cancellano la norma processuale, introdotta in uno degli ultimi pacchetti sicurezza, che determinava una presunzione di adeguatezza della misura catelare dell'arresto in carcere per i reati a sfondo sessuale.
La Corte opera una magistrale e condivisibile ricostruzione del sistema delle misure cautelari valorizzando l'applicazione in concreto di principi costituzionali in materia dei limitazione di diritti fondamentali quali l'adeguatezza e la proporzionalità -- in questo caso richiamando la necessità di una valutazione stringente da operare sempre in concreto da parte dei giudici del merito.
La sentenza si segnala perchè determina una ferma presa di posizione della Corte circoscrivendo la liceità costituzionale (sic) di operazioni del genere (introduzione di reati per i quali l'arresto cautelare è di fatto obbligatorio!) solo ai reati di criminalità organizzata (purtroppo sul punto vi erano già risalenti pronunce della Consulta) nonchè per il consapevole e preciso rinvio alla giurisprudenza della Corte di Starsburgo, rappresentando un passaggio di rilievo per il sempre auspicato dialogo tra le Corti in Europa.
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