MAE: la Consulta non decide...decidendo
In merito alla questione di legittimità costituzionale dell'art. 18 (nella parte in cui non consente l'esecuzione del MAE ove la legislazione del paese richiedente non preveda termini massimi per la carcerazione preventiva) della legge italiana di attuazione del Mandato di arresto europeo (L. n. 69 del 2005) la Corte costituzionale (ordinanza 109 del 2008) compie un operazione non immediatamente condivisibile.
Conscia della delicatezza della questione e della rilevante portata delle posizioni che avrebbe potuto assumere, decide di non assumere l'onere della scelta, pronunziandosi con ordinanza con la quale dichiara la manifesta inammissibilità della questione proposta...questione che pure tanto irrilevante non appariva.
I giudici della Consulta fanno numerosi richiami, non impegnandosi apertamente a favore di nessuna opzione; richiamano la sentenza delle Sezioni unite della Cassazione che si pronunciarono a favore di una interpretazione conforme (ai limiti se non oltre il contra legem), paventano ipotesi di "cedevolezza" delle norme interne, pur costituzionalmente ancorate (art. 13), dinanzi a strumenti europei (di stampo internazionalistico) come le decisioni quadro ed ipotizzano interpretazioni complesse delle normative di altri Stati membri (nel caso la Germania), tutto ciò senza una definitiva presa di posizione.
In ogni caso la Corte decide di non decidere e ciò facendo, si desume, conferma la via assunta dalla Corte di cassazione.
Si tratta probabilmente dell'unica strada perseguibile a legislazione invariata ma forse non è la via maestra posto che mai la Corte di giustizia nella sua giurisprudenza ha preteso interpretazioni conformi (anche nel famigerato caso Pupino si trattava di estendere una garanzia non di disattenderne una!) contra legem, pur arrivandoci vicino in talune circostanze (caso Pfeiffer), ma mai ciò facendo in materia penale.
Tuttò ciò, sommessamente riteniamo, non ci sembra faccia bene alle ragioni della integrazione europea, legittimando comprensibili reazioni e levate di scudi antieuropee (quando di tutto ciò l'Europa non ha colpa) che, d'altro canto, ci appaiono pericolose ed antistoriche.
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