Responsabilità civile dei magistrati e diritto comunitario
Il 13 giugno del 2006 la Corte di giustizia delle Comunità europee ha ritenuto che la normativa italiana (ed in specie la legge Vassalli del 1988, n. 117) fosse incompatibile con il diritto comunitario nella parte in cui non consente di affermare la responsabilità dello Stato per danni arrecati ai singoli da una cattiva interpretazione del diritto comunitario operata da un giudice di ultima istanza.
Il dispositivo della Sentenza della Grande Sezione, in causa C-173/03, così recita:
"47 [...]
Il diritto comunitario osta ad una legislazione nazionale che escluda, in maniera generale, la responsabilità dello Stato membro per i danni arrecati ai singoli a seguito di una violazione del diritto comunitario imputabile a un organo giurisdizionale di ultimo grado per il motivo che la violazione controversa risulta da un'interpretazione delle norme giuridiche o da una valutazione dei fatti e delle prove operate da tale organo giurisdizionale.
Il diritto comunitario osta ad una legislazione nazionale che escluda, in maniera generale, la responsabilità dello Stato membro per i danni arrecati ai singoli a seguito di una violazione del diritto comunitario imputabile a un organo giurisdizionale di ultimo grado per il motivo che la violazione controversa risulta da un'interpretazione delle norme giuridiche o da una valutazione dei fatti e delle prove operate da tale organo giurisdizionale.
Il diritto comunitario osta altresì ad una legislazione nazionale che limiti la sussistenza di tale responsabilità ai soli casi di dolo o colpa grave del giudice, ove una tale limitazione conducesse ad escludere la sussistenza della responsabilità dello Stato membro interessato in altri casi in cui sia stata commessa una violazione manifesta del diritto vigente, quale precisata ai punti 53-56 della sentenza 30 settembre 2003, causa C-224/01, Köbler".
La legge sulla responsabilità civile dei magistrati (la legge Vassalli) veniva approvata a seguito della vittoria dei si in occasione del cosiddetto Referendum Tortora, finalizzato proprio ad introdurre nel nostro ordinamento ipotesi di responsabilità civile dei magistrati.
L’intervento normativo che a seguito del referendum veniva posto in essere dal Parlamento tradiva, di fatto, le aspirazioni espresse mediante voto popolare, predisponendo una normativa giudicata dalla quasi totalità dei commentatori eccessivamente restrittiva.
Ora, a seguito della sentenza della Corte di Lussemburgo, la norma italiana viene ad essere disapplicabile (dallo stesso giudice interno, che viene a trovarsi nella non agevole condizione di dover censurare l’operato dei giudici di ultima istanza!) ogni qualvolta sia ravvisabile una responsabilità di questi per cattiva interpretazione e conseguente cattiva applicazione del diritto comunitario.
Si viene in tal modo a determinare una ingiustificata disparità di trattamento rispetto a situazioni assimilabili nelle quali vengono coinvolti cittadini che subiscono danni in conseguenza di una riscontrata o riscontrabile cattiva interpretazione e conseguente erronea applicazione di norme giuridiche non di rilevanza comunitaria, e dunque anche di norme penali.
E’ probabilmente giunto il momento per una revisione dell'intero impianto della legge Vassalli, in tal modo recuperando, dopo 20 anni, anche grazie al'intervento dei giudici di Lussemburgo, lo spirito del voto referendario di allora.
Tale intervento normativo dovrebbe da un lato ricondurre l’ordinamento interno in linea con gli obblighi comunitari e dall’altro riportare a coerenza l’intero sistema per quanto concerne le ipotesi non direttamente coinvolte dalle richieste comunitarie.
Non è detto, inoltre, che, a seguito della decisione assai chiara della Corte di giustizia, non ci sia spazio anche per un intervento, ove richiesto, della Corte costituzionali sulla base degli artt. 3 e 117, c. 1, Cost.
L’intervento normativo che a seguito del referendum veniva posto in essere dal Parlamento tradiva, di fatto, le aspirazioni espresse mediante voto popolare, predisponendo una normativa giudicata dalla quasi totalità dei commentatori eccessivamente restrittiva.
Ora, a seguito della sentenza della Corte di Lussemburgo, la norma italiana viene ad essere disapplicabile (dallo stesso giudice interno, che viene a trovarsi nella non agevole condizione di dover censurare l’operato dei giudici di ultima istanza!) ogni qualvolta sia ravvisabile una responsabilità di questi per cattiva interpretazione e conseguente cattiva applicazione del diritto comunitario.
Si viene in tal modo a determinare una ingiustificata disparità di trattamento rispetto a situazioni assimilabili nelle quali vengono coinvolti cittadini che subiscono danni in conseguenza di una riscontrata o riscontrabile cattiva interpretazione e conseguente erronea applicazione di norme giuridiche non di rilevanza comunitaria, e dunque anche di norme penali.
E’ probabilmente giunto il momento per una revisione dell'intero impianto della legge Vassalli, in tal modo recuperando, dopo 20 anni, anche grazie al'intervento dei giudici di Lussemburgo, lo spirito del voto referendario di allora.
Tale intervento normativo dovrebbe da un lato ricondurre l’ordinamento interno in linea con gli obblighi comunitari e dall’altro riportare a coerenza l’intero sistema per quanto concerne le ipotesi non direttamente coinvolte dalle richieste comunitarie.
Non è detto, inoltre, che, a seguito della decisione assai chiara della Corte di giustizia, non ci sia spazio anche per un intervento, ove richiesto, della Corte costituzionali sulla base degli artt. 3 e 117, c. 1, Cost.
4 commenti:
non trovo un'avvocato che mi tuteli in una causa di richiesta danni verso una Finanziaria e lo Stato, Stato che attraverso l'operato dei suoi magistrati ha lasciato il maltolto ai truffatori decretando così il mio ingiusto fallimento. Un legale molto serio, a mio giudizio, mi ha dimostrato, attraverso una ricerca, che in 10 annisu 200 richieste solo 10 sono state accettate ma comunque senza sanzioni gravi per i Magistrati denunciati. Giurisprudenza,diritto e Costituzione mi danno ragione. Le coseguenze dell' operato di questi Magistrati hanno in seguito aperto nuovi fronti che hanno danneggiato terzi inconsapevoli e lo Stato stesso da cui percepiscono lo stipendio.
Si è così verificato un caso di malagiustizia da manuale. Dopo 17 anni ho vinto in sede civile in 1° gr. Posso ormai scrivere un libro o fare qualche puntata TV. Ma certo potessi rivolgermi alla Corte Europea potrei trarre quella soddisfazione liberatoria di cui sento una grande necessità.
Se qualcuno leggerà e se si sentirà di consigliarmi sarà il benvenuto. PG
non mi pare ci siano tante speranze ma provi a contattare il curatore di questo blog.
Caro "anonimo" non so come fare a contattare il curatore. Grazie per l'eventuale aiuto. PGI
Sembra abbastanza semplice anch'io ho contattato il dottor Barletta attraverso la mail indicata sul sito:
Colophon
Amedeo Barletta
per collaborazioni, opinioni e richieste di consulenza/assistenza legale contattare: pangloss@rocketmail.com
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