martedì, aprile 15, 2008

La Cassazione prende atto della pronuncia della CGCE nella causa Schwibbert

In materia di contrassegno SIAE la Cassazione si adegua alla pronuncia dei giudici del Lussemburgo.

Sentenza n. 13853 del 12 febbraio 2008 - depositata il 2 aprile 2008
(Sezione Terza Penale, Presidente E. Lupo, Relatore C. Petti)

In plurime decisioni depositate in data 2 aprile 2008, tra cui quelle qui presentate, la Corte valuta per la prima volta gli effetti, sui reati previsti essenzialmente dagli artt. 171 bis e ter della legge n. 633 del 1941, della sentenza della Corte di Giustizia C. E. 8/11/2007, Schwibbert, secondo cui le disposizioni nazionali che hanno stabilito, successivamente all'entrata in vigore della direttiva comunitaria n. 189 del 1983, l'obbligo di apporre sui supporti il contrassegno Siae, costituiscono una regola tecnica che, ove non notificata alla Commissione, è inopponibile al privato. La Corte, premettendo che il contrassegno Siae relativo a supporti non cartacei risulta introdotto nell'ordinamento italiano da norme successive all'approvazione della citata direttiva, e non comunicate, quanto meno sino alla data della sentenza della Corte di Giustizia, alla Commissione, ha pertanto ritenuto che : 1) in ordine segnatamente ai reati di cui agli artt. 171 bis, commi primo e secondo, e 171 ter, comma primo, lett. d), relativi infatti a supporti privi del contrassegno, deve ritenersi che il fatto non sussista venendo in concreto a mancare un elemento materiale degli stessi; 2) in ordine ai reati aventi invece ad oggetto supporti illecitamente duplicati o riprodotti, e che non prevedono come elemento essenziale tipico la mancanza del contrassegno (come il reato ex art. 171 ter, comma primo, lett. c), gli stessi restano punibili; in tal caso, tuttavia, la mancanza del contrassegno può conservare valore indiziario, necessitando perciò del conforto di altri elementi, circa la illecita duplicazione o riproduzione; 3) ove il ricorso per cassazione sia inammissibile per motivi formali o per la manifesta infondatezza dei motivi non afferenti alla sussistenza del reato, la sentenza della Corte di Giustizia (come in particolare affermato dalla sentenza n. 13853) non produce effetto, precludendo l'inammissibilità del ricorso qualunque accertamento sulla sussistenza del fatto - reato.

mercoledì, aprile 09, 2008

La Commissione giuridica del PE vota per le sanzioni penali in materia ambientale

Seriously damaging the environment should be made a criminal offence in all EU Member States, so as to ensure that EU legislation is properly enforced, says the Legal Affairs Committee in a co-decision report, approved on Tuesday, on a proposed EU directive on the protection of the environment through criminal law.
MEPs in committee agreed that in principle governments should apply criminal measures to punish any illegal behaviour likely to seriously injure people or damage air, soil, waters, plants and animals, when committed intentionally or with serious negligence. The report, by Hartmut Nassauer (EPP-ED, DE) was approved by a small majority, with 15 votes in favour, 11 against and 2 abstentions. Commenting on the vote, Mr Nassauer said: "We are on the way to a first reading agreement with the Council; today's good result will allow us to achieve that".
Criminal law to apply to infringements of Community legislation
The report's overall aim is to ensure that all Member States treat as criminal offences a series of acts that cause damage to the environment. In other words, if in an EU Member State one of the acts listed in the report is currently subject only to civil sanctions (e.g. a fine), then the entry into force of this legislation would oblige national government to apply "effective, proportionate and dissuasive" criminal penalties to that specific case. The committee also agreed that the directive would only apply to breaches of EU environment protection legislation, as set out in the annex to the report.
Penalties for trading in protected fauna and ozone-depleting substances
Among the offences that would be deemed crimes, when already illegal under EU law, the approved text lists environmental damage caused by the emission of radiation into air, soil or water, the disposal of waste, and the manufacture and storage of nuclear materials. MEPs also backed the inclusion within the directive's scope of the possession, killing or trading of protected fauna and flora species, the deterioration of a habitat of a protected site, and the manufacture and distribution of ozone-depleting substances.
ECJ ruling of October 2007
The committee further amended the original Commission proposal to make the directive consistent with a European Court of Justice (ECJ) decision of October 2007. The ECJ ruled that the EU has competence to adopt criminal measures only where there is a "justifiable need", e. g. in the common transport and environment policies. But it also said that the EU may not specify the type and level of the criminal sanctions. MEPs therefore deleted from the Commission text an article providing for the duration and extension of the proposed sanctions.

giovedì, aprile 03, 2008

MAE ed errori materiali


MANDATO DI ARRESTO EUROPEO - PROCEDURA PASSIVA - CORREZIONE DI ERRORI MATERIALI - POSSIBILITÀ - FATTISPECIE

In tema di mandato di arresto europeo, rientra nel potere dell'autorità giudiziaria straniera di emissione modificare errori materiali o supplire ad omissioni nel provvedimento, ascrivibili alla medesima tipologia di imprecisioni che nel nostro sistema consentono il ricorso alla procedura ex art. 130 c.p.p., non integrando esse una modificazione essenziale dell'atto, purchè cio' avvenga prima dell'udienza camerale fissata per la decisione sulla richiesta di consegna. (Fattispecie relativa alla correzione da parte dell'autorità giudiizaria spagnola di erronei dati anagrafici contenuti nel mandato d'arresto europeo e nella segnalazione fatta nel S.I.S.).
Sentenza n. 13218 del 27 marzo 2008 - depositata il 28 marzo 2008 (Sezione Sesta Penale, Presidente G. De Roberto, Relatore L. Lanza)