mercoledì, gennaio 31, 2007

Razzismo e xenofobia: riaperto il dibattito

La scelta del governo italiano e del guardasigilli Mastella di presentare un disegno di legge su razzismo ed incitamento all'odio razziale ha riaperto il dibattito anche a livello dell'Unione europea.
In effetti una proposta di decisione quadro del 2001 su razzismo e xenofobia, supportata dalla Presidenza lussemburghese che nel 2005 era vicina all'accordo, era poi rimasta lettera morta anche per l'opposizione del governo italiano di allora.
Ora la mossa italiana fornisce un utile assist alla presidenza tedesca (sensibile all'argomento) per rimettere la questione all'ordine del giorno. La proposta originaria (ab).

venerdì, gennaio 26, 2007

Cassazione: non esecuzione di una condanna non conforme alla CEDU

ESECUZIONE - CONDANNA GIUDICATA NON EQUA DALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO - MANCANZA DI UN MEZZO PROCESSUALE PER LA RINNOVAZIONE DEL GIUDIZIO - ESEGUIBILITA' DEL GIUDICATO - ESCLUSIONE
La Corte ha stabilito che «il giudice dell’esecuzione deve dichiarare, a norma dell’art. 670 c.p.p., l’ineseguibilità del giudicato quando la Corte europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali abbia accertato che la condanna è stata pronunciata per effetto della violazione delle regole sul processo equo sancite dall’art. 6 della Convenzione europea e abbia riconosciuto il diritto del condannato alla rinnovazione del giudizio, anche se il legislatore abbia omesso di introdurre nell’ordinamento il mezzo idoneo ad instaurare il nuovo processo». Questa decisione viene a dare l’attesa soluzione ad una nota vicenda giudiziaria nella quale un condannato era rimasto detenuto in Italia in espiazione di una condanna, nonostante che la Corte europea avesse decretato sin dal 1998 il carattere non equo del processo da lui subito per violazione del diritto dell’imputato di “interrogare o fare interrogare i testimoni a carico”. Le più alte istanze del Consiglio d’Europa avevano più volte richiamato lo Stato italiano ad una puntuale esecuzione alla sentenza della Corte europea, ovvero riconoscendo al condannato, attraverso la riapertura del processo, il diritto ad un “procès équitable”. La mancanza nel nostro ordinamento di un rimedio che permettesse in tali casi la riapertura del processo aveva sinora giustificato l’inadempimento dello Stato italiano. Conclusione, questa, ritenuta dalla Corte Suprema «assolutamente inaccettabile», poiché finiva per disconoscere la precettività delle norme della Convenzione e la forza vincolante delle decisioni della Corte europea. La Corte Suprema ha infatti ricordato che l’obbligo “positivo”, derivante da una sentenza della Corte europea, di ripristinare una procedura rispondente alla legalità sancita dalla Convenzione allo specifico fine di eliminare le conseguenze pregiudizievoli verificatesi in dipendenza della violazione accertata, incombe su tutti gli organi dello Stato, compresi quelli investiti del potere giurisdizionale. In tale prospettiva, la Corte Suprema, chiamata a decidere sull’eseguibilità del giudicato ex art. 670 c.p.p., ha stabilito che la «essenziale correlazione» esistente tra il carattere equo del processo, garantito dall’art. 6 Cedu, e la regolarità della condanna che può legittimare, a norma dell’art. 5 Cedu, la restrizione della libertà personale, impedisce di considerare «legittima e regolare» una detenzione fondata su una sentenza di condanna pronunciata in un giudizio nel quale siano state poste in essere violazioni delle regole del giusto processo accertate dalla Corte europea, sì da rendere non “équitable” non soltanto la procedura seguita, ma anche la pronuncia di condanna.

giovedì, gennaio 25, 2007

Consigli transalpini, la posizione Canivet

Il 2006 in Francia è stato un anno di riflessione dopo eclatanti errori giudiziari (nulla che non succeda anche in Italia!).
L'Assemblea nazionale francese ha dedicato al tema giustizia un grande dibattito ed una interessante relazione finale (qui il link).
Assai interessante, ed utile anche al dibattito italiano, è la posizione del primo presidente della Cassazione francese, Guy Canivet, giurista e magistrato di autorità ed indipendenza indiscussa, spesso citato come modello e fonte di ispirazione anche dalla magistratura italiana.
Riportiamo una sua citazione, richiamata dalla relazione dell'Assemblea nazionale, in cui sottolinea la necessità e l'urgenza di addivenire ad una più netta separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante.
Il suo è un appello che potrebbe aiutare a discutere anche in Italia, lontani da posizioni ideologiche e strumentali.
[...]
"Le Premier président Guy Canivet a, quant à lui, livré une description d'ensemble de l'ambiguïté des rapports entre le parquet et le siège, encore plus critique :
« Les magistrats peuvent exercer, de la base au sommet, alternativement les fonctions du siège et du parquet, parfois dans la même juridiction et au sein d'un même palais de justice, cohabitent, travaillent ensemble, dans une relation quotidienne de proximité - on n'hésite pas à parler de collaboration - ceux qui sont chargés de juger les affaires en toute impartialité et ceux dont la mission est de soutenir la thèse de l'accusation. L'organisation des juridictions est totalement fondée sur cette relation. Il faudrait, je vous l'assure, beaucoup de vertu pour assumer un tel système. Je ne suis pas sûr que nous l'ayons .
Ces magistrats du siège et du parquet participent ensemble aux assemblées délibérantes qui déterminent l'organisation de la juridiction et la répartition des moyens.
Depuis quelques temps, s'est en outre développé, au ministère de la justice, un dogme nouveau, celui dit de la « dyarchie », qui fait que le président de la juridiction et le chef du parquet, procureur ou procureur général, n'exercent plus séparément l'administration et la gestion de leurs structures respectives, siège d'un côté, parquet de l'autre, mais qu'ils administrent ensemble une entité unique et en gèrent conjointement les crédits, crédits pour lesquels ils sont ensemble ordonnateurs délégués. On semble vouloir qu'une juridiction soit une institution à deux têtes, dont l'une et l'autre ne poursuivent pas le même objectif.
À cette confusion administrative s'est ajoutée une confusion fonctionnelle, introduite par les lois nouvelles, qui fait que , dans de nombreux cas - amendes transactionnelles, médiation et composition pénale, comparution sur reconnaissance de culpabilité - le procureur dispose d'un pouvoir plus ou moins direct d'infliger des sanctions. Dans la pratique quotidienne du procès pénal, il en résulte une confusion active et visible entre parquet et siège, qui brouille l'idée d'une justice impartiale et place la défense en position de déséquilibre. »
500
Dans une interview, en réponse à une question sur l'opportunité d'une séparation plus nette entre le parquet et le siège, le Premier président Guy Canivet a été encore plus affirmatif, en se réclamant de la situation respective des magistrats du parquet et des magistrats du siège : « Le procureur de la République a pour objectif de faire condamner l'auteur d'une infraction. Un juge lui, n'a pas d'a priori. Il écoute les deux parties et pèse chacun des arguments. Un juge c'est une éthique, une culture de la neutralité. C'est une posture qui s'entretient tous les jours. Je ne pense donc pas qu'il soit possible de passer de manière neutre d'une fonction à l'autre. »501 "[...]

martedì, gennaio 23, 2007

Approvata la Legge comunitaria 2006

La Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il testo di legge della Comunitaria 2006, ora regolata dalla legge n. 11 /2005, che ha sostituito la famigerata La Pergola (il testo della Comunitaria 2006).

Trattato di Prum e diritto UE

Già disponibili le proposte di decisione quadro relativa all'inclusione del Trattato di Prum nel corpus del diritto dell'Unione europea.
Si tratta di un obiettivo perseguito con decisione dalla presidenza tedesca; la portata istituzionale di tale operazione è assai rilevante.
Due i testi proposti:

lunedì, gennaio 22, 2007

La riforma del sistema UE delle liste di terroristi

"Agence Europe" riporta la notizia relativa alla riforma del sistema delle liste di terroristi. Modalità di inserimento, trasparenza e possibilità di ricorso.
Di seguito il thread recuperato in rete:
L'UE a l'intention de mettre à jour dès le mois de février sa liste des organisations et entités terroristes et de lever ainsi le voile sur la manière dont les noms figurent sur cette liste, conformément à la décision rendue en décembre par la Cour de justice européenne.
Une cinquantaine d'individus et presque autant de groupes figurent sur la liste européenne créée en 2001, notamment le groupe séparatiste basque ETA, le Hamas palestinien, les Brigades des martyrs d'al-Aqsa ou les Tigres tamouls du Sri Lanka. Cependant, seulement 30 groupes et 35 personnes, à l'encontre desquels un gel de fonds et d'avoirs a été décidé, sont directement concernés par la décision rendue le 12 décembre dernier (EUROPE N°9326). Dans son arrêt, le Tribunal de première instance avait indiqué que toute décision relative au gel de fonds d'une organisation considérée comme étant terroriste devait dorénavant être motivée, et que la procédure établissant la liste des organisations terroristes de l'UE devait respecter les droits de la défense. En pratique, le Tribunal avait annulé une décision datant de 2002, plaçant les Moudjahidins du peuple d'Iran (OMPI) sur la liste des organisations terroristes, dont les avoirs avaient être gelés.
L'UE n'a pas attendu longtemps avant de mettre en œuvre cette nouvelle jurisprudence. En effet, le 28 décembre, neuf islamistes radicaux (4 Hollandais, 4 Marocains, 1 Espagnol), deux groupes kurdes - « les Faucons de la Liberté du Kurdistan » (TAK) et un groupe hollandais inspiré par la mouvance Al-Qaïda (Hofstad ) - ont été ajoutés sur la liste terroriste de l'UE. C'est la première fois depuis que l'UE a lancé sa liste en 2001 que le Conseil met en pratique la jurisprudence du Tribunal en envoyant notamment des motivations aux intéressés. Tous les groupes et personnes inscrits sur la liste européenne et soumis au gel de fonds devraient être traités de la même manière lorsque la nouvelle liste sera mise à jour au mois de février prochain. Pour des raisons liées à la sécurité, l'exposé des motifs pour lesquels les personnes, groupes ou entités concernées ont été inclus dans la liste, n'est pas rendu public. Les intéressés peuvent toutefois adresser une demande au Conseil en vue d'obtenir cet exposé. Ils peuvent aussi faire une demande de réexamen de la décision par laquelle ils ont été inclus dans la liste en question. Ils peuvent enfin contester la décision du Conseil devant le Tribunal de première instance.
En publiant bientôt sa nouvelle liste, l'UE espère aller vite et couper court à la critique pour éviter des plaintes en cascade qui l'obligeraient à rayer plusieurs groupes de la liste noire. En effet, la Cour européenne de justice a infligé le18 janvier un nouveau revers à la liste des mouvements terroristes établie par l'UE, en déclarant recevable le recours introduit par le parti kurde PKK, qui conteste son inscription sur cette liste (EUROPE N°9347). En plus de cette affaire, trois affaires semblables à celle des Moudjahidins iraniens sont également pendantes devant la Cour. L'une concerne une organisation caritative propalestinienne basée aux Pays-Bas (Stichting Al Aqsa) ; l'autre un mouvement séparatiste kurde (Kongra-Gel) ; et une troisième émane du responsable d'un groupe armé philippin. (bc)

giovedì, gennaio 18, 2007

Il PKK ottiene un successo giudiziario dinanzi alla CGCE

Parziale vittoria del PKK di Ocalan dinanzi alla Corte di giustizia delle comunità europee nella sentenza in causa C-229/05P depositata il 17 gennaio 2007.
Seguendo le conclusioni dell'avvocato generale Kokott la Corte di Lussemburgo ha accolto il ricorso del PKK e del suo leader Ocalan teso a rivendicare la legittimità a ricorrere contro l'iscrizione dello stesso partito curdo nelle liste di terroristi stilate dalle Nazioni unite.
Un altro capitolo della lunga saga che contribuisce a spingere l'UE verso una revisione del sistema delle liste nel senso di una sua maggiore trasparenza e della previsione di vie di ricorso effettive.

domenica, gennaio 07, 2007

Scommesse e diritto comunitario (segue)

Ancora una puntata nella saga giudiziaria relativa alla compatibilità col diritto comunitario delle norme italiane in materia di autorizzazione alla raccolta di scommesse.
Questa volta è la Corte costituzionale che, dichiarando inammissibile una questione formulata da più tribunali italiani (ord. n. 454/06), compie un ulteriore passo nella sistematizzazione dei rapporti tra diritto comunitario e diritto penale.
Il giudice costituzionale rifiuta, infatti, di pronunciarsi, non perchè la questione appare risibile e manifestamente illegittima, bensì perchè risolvendosi in una questione di compatibilità di norme interne rispetto a norme comunitarie con effetto diretto non v'è spazio per l'incidente di costituzionalità, potendo direttamente il giudice di merito intervenire disapplicando le norme comunitariamente incompatibili. Tutto ciò nell'attesa di una nuova pronuncia della Corte di giustizia che si preannuncia prossima.
Avvisati i giudici penali ed amministrativi! (ab).

sabato, gennaio 06, 2007

La Corte d'appello di Venezia muta indirizzo sul mandato di arresto europeo

A distanza di un mese dalla pronunzia che aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'art.18 lett.e) l. n.69/2005 di attuazione della decisione quadro in materia di mandato di arresto europeo, la Corte d'appello di Venezia, provando ad anticipare la decisione delle Sezioni Unite della Cassazione sul medesimo tema, sollecitata dalla sesta sezione della Cassazione (ord.n. 38852/06), opera un radicale mutamento di rotta, attestandosi sulle coordinate motivazionali espresse nella ricordata ordinanza interlocutoria.

venerdì, gennaio 05, 2007

Il programma della presidenza tedesca

Rese note le priorità della presidenza tedesca del Consiglio dell'Unione Europea.
Disponibile un documento redatto dal Governo di Berlino dal titolo: "Living Europe Safely".
In primo piano riforma di Europol e l'integrazione del Trattato di Prum (cui oggi aderiscono soltanto 11 Stati) nel diritto UE, finalizzato soprattutto alla semplificazione degli scambi di informazioni tra le polizie europee.