lunedì, ottobre 01, 2007

Corruzione nel settore privato: abbaglio del Senato

Il Senato avanza nella procedura di approvazione della Legge comunitaria 2007 e con questa avanza anche l'iter di recepimento della "Decisione quadro relativa alla lotta contro la corruzione nel settore privato" (2003/568/GAI). Il cammino appare, però, abbastanza accidentato.
Tra le altre cose, infatti, nella definizione della fattispecie (abbastanza articolata già nella delega) l'articolo 31, relativo appunto al recepimento della Decisione quadro, interviene in una maniera che ci appare impropria, contraria allo spirito ed alla stessa chiara lettera della norma europea.
Protagonisti della presentanazione e dell'approvazione dell'emendamento che rende, a parere di chi scrive, la norma italina non conforme alla disciplina UE, alcuni parlamentari della sinistra comunista (Allocca ed Alfonzi) con il parere favorevole del Governo, in quel momento rappresentato dal sottosegretario Scotti, in quota Comunisti italiani.
Ora se è vero che in materia di Decisioni quadro (III pilastro) non è possibile la procedura di infrazione nei confronti della Repubblica italiana (ex art. 226 TCE), sarà ben possibile, un domani, per i Tribunali italiani una interpretazione conforme e forzata (perché contra legem) della disposizione - nel caso previo rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia per ottenere la lettura più corretta della norma o una più appropriata rimessione degli atti alla Corte perchè ne vagli la costituzionalità (alla luce dell parametro europeo) per il tramite dell'art. 117 Cost.
L'emendamento approvato, il 31.101, prevede infatti: Al comma 1, lettera a), sostituire le parole: «o lavorative di qualsiasi tipo» con le seguenti: «o lavorative non meramente esecutive», mentre la disposizione UE all'articolo 2, comma 1, let. a) e b), esclude la possibilità di effettuare la suddetta distinzione stabilendo: "...nello svolgimento di funzioni direttive o lavorative di qualsiasi tipo per conto di un'entità del settore privato...".
Ci appare chiaro come la formulazione approvata dal Parlamento (con il citato emendamento), pur mossa da aspirazioni di tutela dei soggetti con posizioni marginali, sia inidonea a raggiungere gli obiettivi posti dalla direttiva e probabilmente le stesse finalità dei suoi proponenti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

i soliti comunisti!